Architettura e modernità

Parte settima

Il successo dell’architettura nel mondo: 1988-2000

Per la mia consegna di Laboratorio di progettazione architettonica IV, denominata “ La scacchiera” ho preferito, come esponente di riferimento, Peter Eisenman. La scelta è stata dettata dal fatto che questo architetto può aiutarmi a sviluppare l’idea del progetto riguardante l’area su cui andrò a lavorare, avendo essa delle preesistenze. Infatti Eisenman ha sviluppato numerosi progetti aventi queste caratteristiche.

Nella seconda metà degli anni ’80, egli dà una risposta innovativa ad un problema dell’architettura, il movimento. Sviluppa così il tema del blurring cioè dello “sfocamento” basandosi sull’immagine di Giacomo Balla “Dinamismo di un cane al guinzaglio”. Una delle prime opere su cui Eisenman sperimenta il movimento ondulatorio è l’Aronoff Center a Cincinnati.

La settima parte del libro “Architettura e modernità” di Antonino Saggio tratta del Decostruttivismo, epoca che va dalla metà degli anni ’80 al 2000. Questo “nuovo mondo” prende vita con la mostra svoltasi a New York nel 1988 chiamata Deconstructivist Architecture. Ad essa hanno partecipato sette personalità di spicco tra cui Zaha Hadid, Frank Gehry e Peter Eisenman, quest’ultimo coautore di questo pensiero culturale.

Questo movimento artistico si fonda sui contenuti forti legati al mondo industriale e sulle scelte progettuali di assemblaggio di dinamismo, frammentazione e pensiero puramente anti-classico. Ne è un esempio architettonico la casa in stile olandese di S. Monica di Gehry.

Negli anni che seguiranno l’architettura andrà incontro ad una fioritura senza precedenti che si intreccerà con la geopolitica mondiale. In questi anni il panorama internazionale cambia velocemente. Le nazioni, fino ad allora chiuse nei propri confini, si aprono a nuove esperienze contaminanti in tutti i campi culturali.

Il sociologo Toffler spiega che l’informazione è il valore aggiunto di un bene sia materiale che immateriale e definisce quest’epoca come la “terza ondata” caratterizzata dal possesso e dalla comunicazione nei processi economici della società. L’architettura cambia quindi il suo motto funzionalista “esisto in quanto funziono” a quello “ esisto in quanto informo”. Le città entrano in competizione tra loro per attirare abitanti, il più possibile qualificati. Si può affermare che negli anni ’90 ci troviamo in una società post-industriale. Quest’epoca instaura grandi cambiamenti nel campo dell’urbanistica.

Assumono grande rilevanza due questioni:

-quella delle “brown areas”, cioè delle aree dismesse a cui si vuole dare una nuova vita;

-quella che fonda il suo credo nel rapporto tra architettura e natura e vuole conferire naturalità a territori devastati.

Questi temi trovano applicazione nel progetto di POTSDAMMER-PLASTZ che ha un ruolo di esemplificazione dei principi con cui operare.

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